Stefano Arienti,
Dischi Di Dei, 2007, fori su cartone, carta stampata e vinile, dimensioni ambiente, (SA 002-07)
Stefano Arienti
7 Maggio - 24 Luglio 2009
GALLERIA S.A.L.E.S.
Roma
Arienti, nato ad Asola (Mantova) nel 1961, è tra gli artisti italiani della sua generazione più apprezzati in Italia ed all'estero, diversi musei italiani e stranieri gli hanno già dedicato una personale: la Fondazione Querini Stampalia (2008), il MAMbo (2008), Isabella Stewart Garden (2007), la Fondazione Spinola Banna (2007), la Fondazione Sandretto Re Rebaudengo (2005), il MAXXI (2004) e il Castello di Rivoli (2001).
Arienti inizia il suo percorso artistico negli anni ottanta, presentando tra le prime opere carte piegate che sfruttano mezzi e procedure molto semplici e ripetitive, rifacendosi a dinamiche quotidiane. L'artista utilizza giornali, fumetti, elenchi telefonici ridando a questi materiali soft una nuova forma e funzione. Nel decennio successivo l'artista crea lavori, spesso utilizzando materiali extra-pittorici, -servendosi allo stesso modo di riproduzioni di quadri dei maestri del passato o di banali poster da supermercato- ricoprendoli con un materiale flessibile e modellabile come la plastilina od il silicone. In questo periodo appaiono anche le prime traforature ed incisioni. Per le sue opere cancellate ricorre invece all'uso di una semplice gomma da cancellare. Gioca continuamente con la materia e trasforma la sua forma originaria ed apparentemente predefinita, reinterpretandola continuamente. Così grandi opere del passato o semplici oggetti di uso quotidiano acquistano una valenza totalmente nuova.“Qualcosa spinge Arienti a manipolare, guardare, imparare attraverso il possesso e il processo...”.
Per questa sua quarta personale alla Galleria S.A.L.E.S., Arienti continua con la sua sperimentazione sui materiali più disparati: vinili, lamiere e stoffe, manipolandoli e modificandoli tramite incisioni e traforature.
Alcune delle opere sono state già esposte lo scorso anno alla Fondazione Querini Stampalia di Venezia nella mostra "Disegni dismessi", a cura di Chiara Bertola, altre sono inedite. In quell'occasione l'allestimento riuniva, come in una sorta di soffitta-deposito, opere legate al disegno come personale avventura nella materia delle memorie.
Per questo nuovo progetto Arienti crea uno spazio meno riflessivo, una specie di officina-trasloco, ma più carico di residuale vitalità. Sceglie volutamente delle opere dove il disegno prevale sul colore, con un'incisività che attraversa le materie e gli oggetti: pezzi di automobili rottamate, vecchi dischi, porte di frigoriferi usati e vecchi tappeti.
I disegni si ispirano a stoffe, tende e tovaglie decorate con motivi macramé che vengono trasferiti sugli oggetti tramite una meticolosa traforatura delle lamiere. Nel caso dei dischi è invece l'immagine di copertina a penetrare all'interno, trapassando il vinile. Sui frigoriferi appaiono l'effige d'innafiatoi e ventilatori.
Infine nei tappeti tinti di nero, il colore dei motivi annodati scompare quasi del tutto, lasciando una debole traccia di disegno in negativo, come anche nel caso dei fori e delle incisioni che si notano su una pila di pneumatici, ovviamente neri.
Arienti, born in Asola (Mantova) in 1961, is considered one of the most relevant artists of his generation, appreciated nationally and internationally. Numerous museums have already dedicated him solo exhibitions; Fondazione Querini Stampalia (2008), MAMbo (2008), Isabella Stewart Garden (2007), Fondazione Spinola Banna (2007), Fondazione Sandretto Re Rebaudengo (2005), the MAXXI (2004) and the Castello di Rivoli (2001).
Arienti starts his career in the Eighties, presenting his first works with folded papers, employing simple and repetitive methods and procedures that appeal to the dynamics of every day. The artist uses newspapers, comic books, telephone directories, conferring to these soft materials a new form and function. In the following decade Arienticreates a series of works through the use of non-drawing materials – serving himself equally of replicas of old masterpieces and of banal supermarket posters – covering them with flexible and mouldable materials as plasticine and silicon. In this period, the first engravings and perforations appear. In his erased works instead, the artist uses a simple rubber eraser. Constantly playing with materialness, he transforms an original and apparently definite form reinterpreting it. As a result great works of the past or simple daily objects acquire a completely new connotation. “Something moves Arienti to manipulate, observe, learn, by possesing and processing...”.
For his fourth personal show at S.A.L.E.S. Gallery, Arienti carries on with the experimentation on the most varied materials: vinyl, iron plates and fabrics, modifying and manipulating them through engravings and perforations.
Some of the works have already been exhibited last year in the show "Disegni dismessi" curated by Chiara Bertola at Venice's Fondazione Querini Stampalia, others have not yet been displayed. For that occasion the setting included, in a sort of loft, works focusing on drawing as a personal experience in the memory matter. For this new project Arienti creates a sort of transfer-warehouse, a space less reflective but abounding with vitality. Choosing intentionally works where drawing prevails on colour, with an incisiveness that pierces through the matter and the objects: pieces of car junk, discs, fridge doors and old carpets.
The drawings are transferred on the objects through a meticulous perforation of the iron plates and are inspired to fabrics, curtains and table-cloths with macramé decorations. In the case of the discs, it's the cover image that penetrates inside, perforating the vinyl. On the fridges appear the effigy of fans and water-cans.
Finally, on the black dyed carpets, the colour of the woven motifs almost disappears, leaving only a faint trace of a negative drawing. In the same way are scarcely noticeable the flowers and the engravings on a pile of pneumatics, obviously black.