PADIGLIONE DELL’ASIA CENTRALE
55ª Esposizione Internazionale d’Arte - La Biennale di Venezia
Curatori: Tiago Bom e Ayatgali Tuleubek
Consulente artistico: Susanne M. Winterling
Commissario: HIVOS (Humanist Institute for Development Cooperation)
Vice Commissario/Ente attuativo: The Academy of Fine Art/Oslo National Academy of the Arts, Preside Vanessa Ohlraun
Coordinatore del progetto in Asia Centrale: Yekaterina Serebryanaya
Coordinatore a Venezia: Andris Brinkmanis.
Ufficio stampa e comunicazione: BUREAU N
Graphic design: v-a · studio
Sede:
Padiglione dell’Asia Centrale
Palazzo Malipiero
San Marco 3079, primo piano
Venezia, Italia
(Fermata vaporetto: San Samuele)
Orari d’apertura:
Preview: 29 – 31 Maggio 2013, ore 10:00 – 20:00
1 Giugno – 24 Novembre 2013:
da martedì a domenica, ore 10:00 – 18:00
(Chiuso il lunedì, 3 giugno e 18 novembre esclusi)
Per informazioni relative alla comunicazione, contattare:
BUREAU N cultural communications
Julia Albani, Helena Strängberg
Naunynstrasse 38
10999 Berlin, Germania
T +49.30.62736104
M +39.3286080018
cap2013@bureau-n.de
www.cap2013.net/en/for-press
www.cap2013.net
Per la quinta volta, l’Asia Centrale sarà rappresentata alla Mostra d’Arte Internazionale - La Biennale di Venezia da artisti provenienti da
Kazakistan, Kirghizistan, Tagikistan e Uzbekistan,
nel padiglione commissionato da HIVOS (Humanist Institute for Development Cooperation).
Il concetto curatoriale WINTER (INVERNO) del giovane duo curatoriale composto da Ayatgali Tuleubek
(Kazakhstan, 1985) e Tiago Bom (Portogallo, 1986)
– entrambi artisti residenti a Oslo, e probabilmente
tra i curatori più giovani nella storia della Biennale
di Venezia - è stato selezionato da un comitato internazionale di esperti a seguito di un open call rivolta a
curatori, lanciata da HIVOS nel 2012. L’artista Susanne
M. Winterling ha collaborato come consulente artistica
per sviluppare il progetto curatoriale e The Academy
of Fine Art/Oslo National Academy of the Arts è stata
invitata in qualità di istituzione di attuazione, con il
suo preside Vanessa Ohlraun come vicecommissario.
Il titolo e il concetto operativo di WINTER (INVERNO) sono ispirati da una poesia del poeta e pensatore Kazako del IXX secolo Abay Qunanbayuli, le cui riflessioni sulla giustizia sociale hanno consegnato
all’intera regione una profonda eredità intellettuale.
Nel ri-contestualizzare il suo poema, i curatori del padiglione fanno appello a una interpretazione poetica
della realtà. Attraverso la sfumatura e la metafora, la
poesia di Qunanbayuli rivela concetti potenziali per
un dibattito più ampio, solleva domande, piuttosto
che proporre affermazioni definitive. Gli stati dell’Asia
Centrale sono culturalmente simili, condividono un
passato comune nella loro storia sovietica. Ora, dopo
due decenni di indipendenza della regione, ci sono stati cambiamenti sostanziali nella vita sociale, politica e
culturale. WINTER (INVERNO) critica la stagnazione
di questi contesti, caratterizzata dall’assenza di spazi
locali per l’analisi e la diversità artistica. Eppure, simili
stati di inerzia intellettuale possono essere identificati
in tutto il mondo, suscitando la domanda universale:
“Come possono gli artisti, i produttori culturali e gli
attivisti reagire e rispondere?”
Selezionate attraverso un bando rivolto a poeti, scrittori, attivisti e altri operatori culturali, le sei posizioni
artistiche e critiche presentate nel Padiglione affrontano temi rilevanti per le realtà dell’Asia Centrale
e non solo.
Gli artisti partecipanti sono Vyacheslav
Akhunov (1948) dall’Uzbekistan, Saodat Ismailova (1981) dall’Uzbekistan, Kamilla Kurmanbekova
(1986) e Erlan Tuyakov (1985) dal Kazakistan, Ikuru
Kuwajima (1984) dal Kazakistan, Anton Rodin (1988)
e Sergey Chutkov (1984) dal Tagikistan, e Aza Shade
(1988) dal Kirghizistan.
Attraverso un programma ampio di dibattiti, seminari
e proiezioni, il progetto parallelo itinerante di WINTER (INVERNO) lanciato nel mese di febbraio e in
svolgimento durante tutto il 2013, in collaborazione
con istituzioni locali ad Almaty, Bishkek, Dushanbe e
Oslo, si propone di trovare modalità per istituire modelli alternativi per favorire lo sviluppo di un pensiero
critico e di auto-riflessione nei contesti artistici in
Asia Centrale e in tutta Europa. Con la partecipazione
attiva di collaboratori del Centro Asia e non, queste
piattaforme evidenziano diversi aspetti della produzione artistica caratteristici della regione, rilevanti per
il pubblico locale e internazionale.
WINTER (INVERNO)– PADIGLIONE DELL’ASIA CENTRALE
Progetto curatoriale di Ayatgali Tuleubek e Tiago Bom
Il titolo della mostra WINTER (INVERNO), prende
spunto da una poesia del poeta e pensatore kazako
del IXX secolo Abay Qunanbayuli, che ha lasciato
una grande eredità intellettuale alla regione dell’Asia
Centrale e il cui lavoro si concentrava sulle questioni
di giustizia sociale del suo tempo.
Nel nostro progetto curatoriale per la 55 ° Esposizione
Internazionale d’Arte - La Biennale di Venezia 2013, abbiamo ri-contestualizzato questa poesia nell’attualità
dell’Asia Centrale oggi, utilizzando la chiave metaforica per affrontare il contesto socio-politico odierno, e
la questione del mandato artistico. Il nostro obiettivo
è quello di allargare il dibattito politico nella regione,
suscitando domande, piuttosto che proponendo affermazioni.
Uno dei quesiti che ci poniamo è: “Come può
essere affrontata la specificità del contesto politico
e artistico locale in un modo che superi le opinioni
comuni su i concetti di autorità e di potere?”
La mostra raccoglie le riflessioni visive sull’attuale
situazione socio-politica della regione, attraverso la
metafora dell’inverno. L’inverno rappresenta un clima
culturale in cui un discorso pubblico analitico o critico
è congelato, o quasi assente. Tuttavia, porta con sé il
suo potenziale evolversi in primavera – in un dibattito pubblico più vivace, fondato sulla trasparenza e la
partecipazione.
Dopo la dissoluzione dell’URSS nel 1991, l’indipendenza appena acquisita dalle repubbliche dell’Asia
Centrale ha dato luogo a speranze di società libere
e giuste. Tuttavia, l’economia collassata ereditata dall’Unione Sovietica e la brusca transizione a
un’economia di mercato neo-liberale ha lasciato questi
paesi in uno stato di estrema confusione. Le autorità
delle repubbliche di nuova fondazione hanno promosso l’idea prima l’economia, poi la democrazia che,
in queste circostanze, è diventata universalmente accettata. Evidentemente, il poi non è mai arrivato. Oggi
non è nell’interesse dei poteri in carica consentire un
dibattito pubblico vivace, o che un ampio spettro di
voci siano ascoltate nei processi decisionali. Piuttosto,
il loro scopo è quello di sostenere uno stato di silenzio generale. Questo stato di silenzio è solitamente
dissimulato dal mantra ideologico della stabilità - un
fenomeno caratteristico per la maggior parte degli
stati post-sovietici.
La sfera artistica e culturale nella regione dell’Asia
Centrale è caratterizzata da una mancanza di spazi
espositivi e di piattaforme per l’educazione artistica
e la promozione del pensiero critico. Questo crea un
senso di alienazione tra gli artisti, che non riescono a
impegnarsi nel dibattito pubblico e affrontare le sfide
sociali nei loro rispettivi paesi.
WINTER (INVERNO) intende coinvolgere una varietà
di pratiche attraverso la mostra, la pubblicazione e un
programma parallelo di conferenze, proiezioni di film
e conferenze in Asia Centrale, a Venezia e a Oslo.
Il nostro obiettivo è quello di agire da catalizzatore per
un dibattito pubblico realmente aperto su questioni
quali il rapporto tra l’arte e le strutture di potere, il
suo potenziale di generare un impatto sulla società,
e le possibili strategie che gli artisti possono mettere
in atto in situazioni di precarietà e in tempi di oppressione, come così come altri problemi attualmente
pertinenti alla regione. Con la partecipazione attiva
di collaborazioni dall’Asia Centrale e internazionali,
speriamo di arrivare a una più profonda comprensione
dell’attuale situazione socio-politica nella regione, di
sollevare nuove domande e scoprire modi alternativi di
superare l’attuale stato di stagnazione.
Artisti, poeti, scrittori, attivisti e altri soggetti coinvolti nella produzione culturale sono stati selezionati
con un open call rivolta a operatori culturali, e sono
stati invitati a presentare le loro proposte. Da qui
hanno avuto origine i lavori presentati nel Padiglione
dell’Asia Centrale, che affrontano diverse questioni,
rilevanti per le realtà dell’Asia Centrale.
Il programma di screening che si è svolto nel mese
di aprile 2013 ad Almaty, Bishkek e Dushanbe prima
della mostra di Venezia, ha presentato tre film che
riflettono su aspetti rilevanti per le arti e le politiche
in Asia Centrale. I film, proiettati in collaborazione con
Dushanbe Art Ground, School of Theory and Activism Bishkek e Illusion Atrium Cinema, organizzati da
Yekaterina Serebryanaya ad Almaty, comprendevano
When Art Takes Over the Power (2008) di François
Lévy-Kuentz, Mocracy – Neverland in Me (2012) di
Christian von Borries, e Salt of the Earth (1954) di Herbert J. Biberman. Ad ogni proiezione ha fatto seguito
una discussione per mettere in relazione i film con
questioni di più ampio respiro, nel quadro della società
dell’Asia Centrale. A Oslo, l’artista kazako Almagul
Menlibayeva ha tenuto una conferenza presso la Kunstnernes Hus a febbraio, dove nel mese di aprile si è
poi svolto un convegno dal titolo “Poetics and Politics”
(Poetiche e Politiche), a cui tra gli altri hanno preso
parte Kari J. Brandtzæg, Maria Chehonadskih, Ekaterina Degot, Kerstin Stakemeier, Anton Vidokle, Marina
Vishmidt, Christian von Borries e Susanne M.Winterling. Nel mese di ottobre 2013, una serie di seminari
si svolgerà in Asia Centrale, in collaborazione con
Stephen Wright, e Slavs and Tatars, tra gli altri oratori
provenienti dalla regione.
Infine, la pubblicazione “Winter - Poetics and Politics”
(Inverno – Poetiche e Politiche) raccoglierà contributi
dai vari partecipanti al progetto e affronterà il tema
del rapporto tra arte e politica.
Artisti in mostra:
Vyacheslav Akhunov (nato nel 1948 in Kirghizistan,
vive e lavora a Tashkent, Uzbekistan). Il suo lavoro è
influenzato dalle idee del concettualismo moscovita
degli anni ‘70, e affonda le sue radici in una critica del
totalitarismo sovietico all’interno del sistema dell’arte.
Da qui derivano nella sua opera un forte atteggiamento di controcultura, a tratti umoristico. La sua installazione site-specific Breathe Quietly (Respira tranquillamente) era stata originariamente progettata nel 1976
come monumento pubblico non realizzato, e riflette in
modo satirico la cultura di intimidazione e propaganda di stato, caratteristiche del tempo. Un insieme di
parole in caratteri cirillici ritrae un ambiente sociale e
ci invita a guardare alla situazione in Uzbekistan attraverso la lente del periodo sovietico. Mostrando questo
pezzo oggi, circa 40 anni dopo e in differenti condizioni sociali e politiche, l’artista suggerisce un parallelo
con l’Uzbekistan attuale e porta la nostra attenzione
sulle somiglianze e le differenze tra queste realtà.rno per vedere l’ultima
stella nel cielo: Zukhra - Venere. Secondo la leggenda
c’era una giovane ragazza che era misteriosamente
scomparsa, e riapparve nel cielo come una stella. C’è
la convinzione che si può esprimere un desiderio
quando si vede questa stella, e questo sarà esaudito da
Zukhra.”
Zukhra (2013) si avvale del ricco patrimonio mitologico che è presente nell’Asia Centrale contemporanea.
Attraverso l’installazione, lo spettatore è invitato a
partecipare attivamente a una esperienza - quella di
una donna in stato di veglia che ricorda la sua vita, che
passivamente esiste, in un momento di sospensione.
Il ruolo delle donne dell’Asia Centrale nella società
attuale è esplorato anche nel lavoro di Aza Shade. Influenzato dai movimenti d’avanguardia dagli anni ‘60
agli ‘80, così come dal suo patrimonio centro asiatico,
Shade presenta un lavoro che prende in esame una
scena familiare. L’opera video The Disappearing City
(La città scomparsa) (2011) descrive un conflitto generazionale sulla base del rapporto madre-figlia. Mentre
la figlia cerca di emanciparsi contrattando le lunghe
vesti tradizionali per quelle corte occidentali, la madre
mette in scena un ambiente tradizionale allo scopo
di “venderle” ai turisti, avidamente in cerca di esotismo in forma di fotografie. Il progetto si occupa della
costruzione di identità come di un problema specifico
locale. Le donne svolgono un ruolo centrale in queste
opere, ma sono anche i produttori, e si relazionano in
modo critico alla società e ai suoi ambiti tradizionali.
Astana Winter Urbanscapes (Paesaggi di Ascana in
Inverno) (2010-11), una serie di fotografie di Ikuru Kuwajima e l’installazione site-specific dal titolo Zhol (La
via) (2013) di Kamilla Kurmanbekova e Erlan Tuyakov,
esplorano il campo dell’architettura come oggetto di
appropriazione da parte l’ideologia.
Nel 1997, il governo kazako trasferì la sua capitale
nella città settentrionale di Astana e iniziò alcuni tra i
più ambiziosi progetti di costruzione di tutto il mondo. Edifici monumentali governativi, resort tropicali
al coperto e strutture ricreative a tema con spiagge e
palme sono alcune delle caratteristiche di questa città
megalomane. Al di fuori delle strutture riscaldate,
questa ampia area urbana è abitata da un numero relativamente esiguo di persone. La selezione di immagini
di Kuwajima ci mostra le contraddizioni estreme di
questo paesaggio unico, costruito nella vasta steppa
del Kazakistan settentrionale.
Le accoglienti scene di interni sono in contrasto con
gli austeri piani architettonici, le facciate deglio vorresti produrre se avessi la totale libertà di azione e di
espressione?”
PUBBLICAZIONE: WINTER – POETICS AND POLITICS
A cura di: Tiago Bom, Vanessa Ohlraun, Ayatgali
Tuleubek, Marina Vishmidt, Susanne M. Winterling
Mousse Publishing, Milano.
La pubblicazione riprende molti dei temi che emergono a livello concettuale e artistico nel progetto del
Padiglione dell’Asia Centrale e li elabora in un registro
filosofico, storico e poetico all’interno della materialità
specifica e della temporalità di un libro – anche se a
sua volta va menzionato il sito web in quanto archivio
e forum per questo tipo di esplorazioni - con la sua
capacità di estendere il tempo, lo spazio e il contesto
delle idee, oltre La Biennale di Venezia e di raggiungere
un pubblico al di là di quello immediato del progetto.
La metafora dell’inverno, che presiede l’organizzazione del Padiglione, deriva da una poesia del poeta,
intellettuale e attivista kazako del IXX secolo Abay
Qunanbayuli. La metafora dell’inverno evoca in questo
contesto stagnazione sociale, censura culturale e
mancanza di libertà politica. Si riferisce a un contesto
in cui l’intensità del dibattito su obiettivi sociali è in
ritardo, e sembra esserci poco o nessun orizzonte di
cambiamento. Una situazione quindi, che varia più in
grado che in natura rispetto a quanto sperimentiamo nei contesti relativamente privilegiati del Nord e
Ovest del mondo del capitale, in cui l’economia non
solo viene prima, ma gli strumenti della politica sono
utilizzati per far rispettare gli obiettivi economici,
imponendo e acutizzando le crisi di riproduzione che
coinvolgono miliardi di persone.
Questo non per perdere la specificità della situazione
dell’Asia Centrale, né le differenze tra gli Stati nazionali che rientrano in quella rubrica - Kazakistan,
Tagikistan, Uzbekistan e Kirghizistan. Tuttavia, l’inverno incarna anche un carattere di potenziale trasformazione, poiché precede la primavera, e la neve lascia
il posto alla fioritura; un dialogo pubblico congelato
può essere sostituito da uno più partecipativo. Noi
crediamo che l’arte sia in grado di operare come catalizzatore per la creazione di un vero dibattito pubblico,
di porre fine allo stato di ibernazione e, in breve, di
aprire le porte all’arrivo della primavera. Una primavera che non ha ancora raggiunto l’Asia Centrale.
Il libro si compone di saggi su temi di geopolitica
dell’energia, racconti politici post-sovietici, analisi
storico-artistiche e di economia politica dell’arte contemporanea in un momento di crisi sociale, restituendo una fotografia delle dimensioni estetiche, politiche
e poetiche della situazione nella regione.
Con interventi di: Zifa Auezova, Anna Basanova, Kari
Johanne Brandtzæg, Maria Chehonadskih, Ekaterina
Degot, Ruslan Getmanchuk, Timur Mirzakhmedov,
Viktor Misiano, Elmira Nogoibaeva, Adil Nurmakov,
Kerstin Stakemeier, Stephen Wright; e progetti artistici
di: Faruh Kuziev, Slavs and Tatars, e Anton Vidokle,
oltre alla documentazione delle opere degli artisti della mostra WINTER (INVERNO): Vyacheslav Akhunov,
Sergey Chutkov, Saodat Ismailowa, Kamilla Kurmanbekova, Ikuru Kuwajima, Anton Rodin, Aza Shade e
Erland Tuyakov.
Artisti
Vyacheslav Akhunov (Uzbekistan)
Vyacheslav Akhunov (born in 1948) is one of the most distinguished artists in Central Asia today. His recent exhibitions include dOCUMENTA (13), the Beirut Art Center (2012), the New Museum - New York (2011), ZKM, Karlsruhe (2011), the Museo Reina Sofía, Madrid (2010–11), the Den Frie Centre of Contemporary Art, Copenhagen (2010), the Haus der Kunst, Munich (2008–09) and the Centre Pompidou, Paris (2008).
Saodat Ismailova (Uzbekistan)
Born in Uzbekistan, Saodat Ismailova (b. 1981) has studied filmmaking in Tahskent State Art Institute and has then joined the cinema department of Fabrica in Italy where she has directed several projects among which Aral: Fishing in an Invisible Sea. In her work, Saodat aims to capture the essence of contemporary Central Asia and to understand the state of its soul through all of its transitions, with a special interest on surviving pre-islamic beliefs and animism. She is interested in the collision of fiction and documentary observation with a special focus on sound research and cinematic experimentation.
Kamilla Kurmanbekova & Erlan Tuyakov (Kazakhstan)
Kamilla Kurmanbekova (b. 1986) and Erlan Tuyakov (b.1985), visual artists and scenographers, present a joint project for the Central Asian Pavilion. Kamilla and Yerlan have graduated from Kazakh National Academy of the Arts. Both artists work with different media with focus on large scale installations.
Ikuru Kuwajima (Kazakhstan)
After studying photojournalism in University of Missouri, Columbia for 4 years, Ikuru Kuwajima (b. 1984), originally from Japan, moved to Central Asia in 2010 and is now based in Almaty, Kazakhstan, working on photography projects and editorial work with focus on central Asia and the former Soviet Union. His work has been exhibited in various venues including Noorderlicht Photo Festival, the Lumix Festival for Young Photojournalism (Hannover, Germany) and MIO Museum. He received a number of awards including Picture of the Year International in 2009 and 2010 and the first place at Fujifilm Distinction Awards in 2010.
Anton Rodin and Sergey Chutkov (Tajikistan)
Anton Rodin (b. 1988) and Sergey Chutkov (b. 1984) present a joint project for the Central Asian Pavilion. Anton Rodin has received his education in journalism from the Russian-Tajik (Slavonik) University. He has lately worked as a freelance reporter, corrector, narrator, etc. Sergey Chutkov holds a degree in linguistics and intercultural communication from the Russian-Tajik (Slavonic) University. Chutkov has also worked as a programme coordinator for the Bactria Cultural Centre in Tajikistan.
Aza Shade (Kyrgyzstan)
Aza Shade (b. 1988) is a multidisciplinary artist based in London. She graduated in 2011 from Central Saint Martins with a BA in Graphics (Moving Image). Inspired by 60-80’s avant-garde, and the phenomenon called 'Theatre of the Absurd', the majority of her work is based around a dark humour and absurdism involved in dysfunctional childhoods, mental disorders and poverty.