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 INFO
Jarach Gallery
Campo San Fantin
San Marco 1997
30124 Venezia Italia
www.jarachgallery.com


segnalato da jarachgallery

condiviso da numero civico rovereto

 ARTI VISIVE | EVENTI ED ESPOSIZIONI A VENEZIA


MIRKO SMERDEL | "THERE IS A LIGHT THAT NEVER GOES OUT" | 2010 | 20 aura pictures | archival ink prints | cm 30x20 each.


Jarach Gallery

The Hundredth Window



In concomitanza con la 55. Esposizione Internazionale d'Arte della Biennale di Venezia, Jarach Gallery è lieta di presentare la mostra collettiva “The Hundredth Window”.

Gli artisti esposti sono: Giorgio Barrera (Cagliari, 1969), Simone Bergantini (Velletri, 1977), Guido Guidi (Cesena, 1941), Yamada Hanako (Ponte dell'Olio, 1986), Kensuke Koike (Nagoya, 1980), Teodoro Lupo (Treviso, 1975), Yusuke Nishimura (Okayama, 1981), Daniele Pezzi (Ravenna, 1977), Mirko Smerdel (Prato, 1978).

Vernissage 31 Maggio alle ore 19.00
Dal 28 Maggio al 3 Agosto 2013
Orario di apertura: dal martedì al sabato ore 14 – 20
lunedì e domenica su appuntamento

JARACH GALLERY | San Marco 1997 | Campo San Fantin | 30124 Venezia | Italy
Opening Time: Tuesday - Saturday 2 - 8.00 p.m | Sunday and Monday by appointment
www.jarachgallery.com | info@jarachgallery.com | T & F +39 041 522 1938

Jeff: Sai, per quanto io odi dare troppo credito a Thomas J. Doyle, può averci azzeccato quando ha detto che là fuori stava succedendo qualcosa di piuttosto privato.
Mi chiedo se sia etico osservare un uomo con un binocolo e con un teleobiettivo.
Pensi sia etico anche se puoi avere la prova che non ha commesso un crimine?
Lisa: Non ho molta familiarità con l’etica riguardante le finestre sul cortile.
Jeff: naturalmente, possono fare lo stesso con me.
Osservarmi come un insetto sotto la lente d’ingrandimento, se vogliono.
Lisa: Jeff, sai che se qualcuno entrasse qui, non crederebbe a ciò che vede.
[courtesy Alfred Hitchcock, 1954, Rear Window]


GIORGIO BARRERA

Le questioni e gli interrogativi sollevati dalla irriducibile ambiguità delle opere di Barrera si fanno ineludibili. Cosa stiamo guardando? Cosa vediamo? E cosa resta inaccessibile, nascosto tra le pieghe dell’immagine e oltre l’inquadratura? Guardare genera un impulso a capire, a conoscere, ma la percezione di una complicità tra l’artista e le persone ritratte, di una voluta equivocità tra realismo e finzione lascia interdetto lo spettatore, la cui pretesa di decodificare ogni immagine in modo univoco come autentica o contraffatta viene sfidata apertamente: il fatto che queste abitazioni appaiano trasformate in un set di tipo cinematografico, esclude forse che i protagonisti siano persone reali ritratte nella propria casa? Che davvero quelle persone abbiano partecipato a una festa tra amici o quella donna sia distesa a terra in mezzo ai giochi del suo bambino? In fondo essi interpretano una versione credibile di se stessi, all’interno di una situazione possibile, in modo non dissimile ad un’infinità di altre circostanze della vita. Forse queste storie più che vere, come vogliono far credere, sono verosimili, ma possiamo dire che siano false? Se si tratta di storie attendibili, è perché le immagini che ce le rappresentano sono costituite da innumerevoli elementi di verità, a cui non sappiamo più che valore attribuire.
[testo di Daniele De Luigi per la mostra “Storie Vere, True Stories”]

SIMONE BERGANTINI

Ogni corpo estraneo è una scatola nera.
Le scatole nere sono gli involucri che non riusciremo mai a penetrare e comprendere del tutto.

GUIDO GUIDI

"Non sono un filosofo, semmai lo è Guido Guidi, che a parole tace, ma parla con le sue fotografie, immagini da leggersi senza porsi troppe domande, fotografie da analizzare nella loro identità iconica ( estetica?), che lì è particolarmente misteriosa, come lo è in effetti, il nesso di quella realtà.
Guidi, da circa quarant'anni, compie una marcia dalla Lunga Posa, non soltanto fotografica, nella ricerca di una sua verità Fotografica, coerente con la sua idea del mondo, senza la quale c'è il nulla, e non avrebbe senso né la Fotografia, né la cosiddetta arte."
Testo di Italo Zannier, Guido Guidi | La Lunga Posa. Fotografie dell'archivio di Italo Zannier, Fratelli Alinari, Firenze 2006.

YAMADA HANAKO

Ogni giorno, appena sveglia, l’artista ha fotografato quello che vedeva dalla finestra di casa a Venezia. Data e ora dello scatto come didascalia.

KENSUKE KOIKE

E’ la vista dalla porta di casa di un topo famoso a livello mondiale. Ma tutto quello che c’è fuori è totalmente abbandonato, la famiglia è scomparsa durante la notte prendendo tutto con sé e lasciando la porta aperta. E’ inverno, un vento freddo soffia. Sembra la fine di tutto. Il topo sa improvvisamente che dovrà affrontare la vita da solo. Viveva con la famiglia fino ad ora, anche se non ne aveva mai fatto parte.
L’installazione è composta da una scatola di legno e altri oggetti. Tutto all’interno della scatola è falso, proprio come nel mondo dei cartoni animati. Ma tutto ciò che si vede attraverso la porta del topo è reale. Le foglie, modellate e dipinte una ad una, rappresentano la soglia tra il mondo reale e quello immaginario. Il progetto vuole essere come un pendolo che oscilla su questo confine.

TEODORO LUPO

Anche in una situazione mesta ho sempre cercato di cogliere e mettere in evidenza i segni che mi facevano capire che in quelle stanze sarebbe tornata presto un’attività commerciale. Volevo vedere in quelli spazi vuoti una dichiarazione di possibilità che aspettano di avverarsi. Cosa rivelatasi corretta negli anni successivi.

“MandCbuildahouse” arriva invece quando sento esaurirsi un certo tipo di possibilità, la capacità di imprimere su carta fotografica problemi nuovi e sperabilmente le relative soluzioni. Il tentativo di schiarirsi le idee attraverso queste immagini è un tentativo fallito, anzi, la loro complessità porta quesiti anche più profondi, e mi porterà a lasciare in quel momento la serie incompleta e cominciare a testare altri materiali. Dopo un giro piuttosto lungo che mi ha portato alla scultura e installazione ho infine ripreso e concluso la serie “Clear your mind (wrong directions to)”.

YUSUKE NISHIMURA

A seconda della stagione, il tempo, e l’ora del giorno, il sole emette diversi colori della luce a causa della rifrazione e la distanza dal sole alla terra. Ogni giorno la graduale variazione del colore della luce è sottile ma unica. Ogni fotografia è il risultato della mia osservazione della luce per tutta la giornata. Ho messo un pezzo di carta sulla finestra: come si alza il sole, faccio una foto sulla trasparenza, aspetto pazientemente fino a quando il colore della luce cambia, scatto un’altra foto, e continuo questo processo fino a quando il sole va giù. Il risultato è una serie di lucidi monocromatici.
Stranamente, l’immagine risultante è come se fosse un quadro, anche se il mio modo di comporre un’immagine è diverso da quello di un pittore.
I colori sono ottenuti fotograficamente, documentano perciò il momento in cui li ho osservati.

DANIELE PEZZI

… I [am] the Thought of the Father, Protennoia, that is, Barbelo, the perfect Glory, and the immeasu-rable Invisible One who is hidden. I am the Image of the Invisible Spirit, and it is through me that the All took shape, and (I am) the Mother (as well as) the Light which she appointed as Virgin, she who is called ‘Meirothea’, the incomprehensible Womb, the unrestrainable and immeasurable Voice…
[“Trimorphic Protennoia”, Sethian Gnostic text from the New Testament apocrypha, as traslated from the only surviving copy in the Nag Hammadi library]

MIRKO SMERDEL

Una serie di immagini prodotte con un apparecchio che fotografa l’aura delle persone (Kirlian camera). Ad ogni colore delle macchie nelle foto sono associate determinate caratteristiche mentali, emozioni e chakra.
Le fotografie ritraggono particolari del libro “Dalla meccanizzazione all’automazione nei servizi bancari”, proveniente dall’archivio storico Unicredit, nel quale viene descritto e raffigurato il calcolatore elettronico Gamma60.
Rendere visibile, attraverso una operazione “fittizia”, la sparizione della memoria legata al Gamma 60 e all’edificio che lo conteneva (al posto del Centro Contabile Elettronico del Credito Italiano in via Prati adesso c’è un cantiere per un palazzo di quindici piani): la memoria del libro che è stato fotografato, la memoria della Olivetti e le sue implicazioni politiche, la memoria di Mario Mulas, l’autore delle fotografie all’interno del libro, e via dicendo, in una stratificazione di diversi livelli di lettura.







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