FAN KOO (DOPPIO SOGNO)
Emanuele Becheri – Nim Kruasaeng
a cura di Pier Luigi Tazzi
Inaugurazione lunedì 25 maggio ore 18
25 maggio – 18 luglio 2009
Fabio Tiboni Arte Contemporanea
via Del Porto 50d, 40122 Bologna
tel/fax +39 051 6494586
info@fabiotiboni.it
www.fabiotiboni.it
mercoledì - venerdì dalle 14 alle 20
sabato dalle 10,30 alle 20
Fan koo è una mostra a due. Più che una sonata a quattro mani, è un blind date, non tanto fra le persone degli artisti, quanto fra le loro rispettive opere.
Nim Kruasaeng e Emanuele Becheri si sono conosciuti lo scorso anno partecipando ad una stessa mostra a Bangkok. In quell'occasione le loro opere, che condividevano insieme ad altre di altri artisti gli stessi spazi, sembravano convergere in una sorta di rumore di fondo appena distinguibile, e tuttavia inequivocabile, nel generale concerto. Si trattava di qualcosa che era al di là del visibile e insisteva su una tensione sottesa alle superfici degli oggetti e dello spazio che essi contribuivano, con la loro presenza, a definire.
Nim Kruasaeng proviene dall'Isan, la vasta area del nord-est della Tailandia, dove si parla Lao e le cui tradizioni e condizioni economico-sociali storiche ed attuali costituiscono forse la più macroscopica delle differenze etnico-culturali che segnano la complessa società tailandese. La sua opera, che si fonda su una pratica costante, quasi quotidiana, non è che la trascrizione sulla pagina bianca del foglio o della tela di tutte quelle esperienze percettive e fantastiche che tramano la sua esistenza e sono senso e sostanza della sua vita. Più che poter parlare per quanto la riguarda di una ricerca, secondo i canoni che connotano l'arte attuale ormai a livello planetario, ricerca in senso sia estetico che speculativo, potremmo dire di una sua scrittura in figuris in cui si esplicita un'ampia gamma di relazioni, che vanno dalla percezione del mondo come dell'occasionale e dell'immediatamente circostante, nelle loro forme più parziali, minoritarie, apparentemente secondarie e dimesse, quali si manifestano all'esperienza quotidiana, alla visione interiore di un universo magico composito, sotterraneo e parallelo a quello della vita cosciente.
Emanuele Becheri fonda il proprio lavoro su una cultura dell'arte, al tempo stesso scettica, dello scetticismo della Storia, e sofisticata, nel senso di un continuo scavo, mise en question, delle ragioni del fare e dei suoi modi, sia nella storia delle loro mutazioni ed evoluzioni, che nella flagranza dello stato presente. La sua può considerarsi una ricerca senza soluzioni di continuità in cui il dato dell'opera è l'esito, più o meno fortuito e significativo, di una sincope, in senso musicale, all'interno di un processo in atto. E' ogni volta come se si offrisse un test dello stato dei lavori attualmente in corso. Il test non da ragione della complessità della ricerca, né ne verifica, di volta in volta, la validità: si limita a darsi, ad aver luogo.
Riunire allora all'interno dello stesso spazio le opere di Nim e di Emanuele significa dare occasione a quanto ci era sembrato avesse un'assonanza nel concerto di Bangkok, a quel rumore di fondo. I due diversi fiumi sotterranei, che attraversano l'opera di ambedue gli artisti - il senso di stare nel tempo e di andare oltre il tempo che trascorrono l'opera dell'artista isan, il senso di produrre un rapporto fra la pratica di una specifica e rigorosa ricerca sulle ragioni dell'arte, da un lato, e, dall'altro, il mondo, in cui questa pratica ha luogo, dell'artista occidentale in questa fase della storia - confluiscono per oscura simpatia nella caverna dello spazio dell'arte. Ognuno di essi poi seguirà il proprio corso, rientrerà nelle proprie profondità, ognuno verso il proprio invisibile destino. Per un momento li abbiamo visti affiorare in superficie.
Come un doppio sogno sognato da due persone distinte che si incrocia per un momento (momentum) di subitanea suggestione.