Fondazione Emilio e Annabianca Vedova
Roy Lichtenstein Sculptor
Magazzino del Sale
Zattere, Dorsoduro 266
28 maggio / 24 novembre 2013
La Fondazione Emilio e Annabianca Vedova dal 28 maggio al 24 novembre
presenta negli spazi espositivi sulle Zattere la mostra: Roy Lichtenstein Sculptor curata da Germano Celant al Magazzino del Sale
Roy Lichtenstein Sculptor
La mostra dedicata a Roy Lichtenstein si concentra sulla produzione scultorea dell’artista considerato uno dei maggiori protagonisti della pop art
americana.
L’esposizione consiste in 45 opere tra disegni, collage, bozzetti, maquettes,
modelli e sculture in bronzo realizzate tra il 1965 e il 1997 e provenienti
dalla Roy Lichtenstein Foundation, nonché da musei e collezioni private.
Tale imponente raccolta viene presentata per la prima volta in Europa per
documentare la vasta e complessa produzione scultorea dell’artista.
Seppure l’interesse di Lichtenstein per la scultura dati dagli anni Quaranta con esperimenti di rilievo su pietra o di stratificazioni in carta, le prime testimonianze capaci di riflettere un linguaggio maturo datano dal 1964,
quando la sua pittura arriva a nutrirsi delle immagini tratte dai mass-media, in particolare dal fumetto. Da qui scaturiscono le figurazioni in ceramica che partendo da una fonte bidimensionale, cartacea, si articolano
nella tridimensionalità a formare una testa, una pila di tazze o un’esplosione. Sono motivi trasferiti da una fonte iconica popolare, insignificanti e di carattere non estetico, a cui l’artista intende dare un valore artistico,
come se fossero costanti di una cultura modernista che va da Brancusi a
Calder. È un percorso che si dipana sino al 1997, data della sua prematura
scomparsa, attraverso decine e decine di sculture che vanno dalla figurazione all’astrazione, così da oscillare tra le definizioni plastiche e decorative Art Déco degli anni Trenta, formato dalla combinazione di ottone e vetro,
ai profili di teste femminili o di sculture moderniste che riflettono il fare
espressionista, neoplastico e surrealista. Costante di tale fare dal 1965 è tuttavia la messa in superficie della scultura, vale a dire un trattamento appiattente del volume che si trasforma in linea e colore compatto, seppur
dotato di spessore di un pollice, come se l’insieme dovesse risultare un collage di ritagli da giornale o da rivista. Simile procedere dà corpo, dal 1976 a sculture “di profilo” dove la profondità e le ombre dell’oggetto trattato,
una lampada, uno specchio o una caffettiera, oppure un volto, una sirena
o una casa, sono poste sullo stesso piano, come se fossero schiacciate e
compresse su una stessa superficie. Una totale sintonia con i dipinti dove
le differenze prospettiche sono annullate a favore di pieni e di vuoti, di trasparenze e di opacità che non lasciano intravedere alcuna profondità, se non la piattezza insignificante del messaggio tratto dal cartoon.
La riflessione su una visione di facciata è portare una critica al valore superficiale del gesto eroico sotteso nella pennellata drammatica e spettacolare degli espressionisti astratti. Questa si traduce inoltre in sculture
ondeggianti, senza sostanza e fuori misura dove il segno informale si fa
elegante movimento: entità adatta a decorare una piazza o un centro urbano. Un percorso ricco di ironia e di raffinatezza visuali dove la rappresentazione popolare sfugge alla sua banalità per affermarsi come sublime trattato sull’appiattimento dei mass-media.
Il catalogo dell’esposizione, pubblicato da Skira Editore, a cura di Germano
Celant, con un’introduzione di Dorothy Lichtenstein e Jack Cowart e testi di
Alfredo Bianchini, Clare Bell e Ian Wallace, comprenderà la complessa e ricca ricerca scultorea di Roy Lichtenstein, arricchita dalle sue dichiarazioni.
L’allestimento della mostra è a cura di Francesca Fenaroli dello Studio Gae Aulenti Associati di Milano.
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